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Sono trascorsi quarant’anni da quando Goffredo Parise scrisse: “Ho guardato, anzi visto Silvia per la prima volta quando ho avuto la sensazione che mi tradisse”. Non è forse l’incipit più originale, ma è sintomatico di tantissime cose. Entra a gamba tesa, senza girarci intorno. Sbruffa sulla pagina un po’ di quell’odore del sangue che dà il titolo al romanzo e che si avverte subito, inafferrabile e informe, denso e penetrante. Sono trascorsi quarant’anni, sì, ma di quell’odore non ce ne siamo più liberati, semplicemente perché è di tutti, uomini e donne; un olezzo mentale a cui abbiamo sempre restituito – nel corso della vita – un’identità fisica.
Narratore visionario da giovanissimo, ironico e realistico da adulto, soprattutto provocatorio e disturbante, Parise scrive “L’odore del sangue” e lo mette in un cassetto, lo chiude a chiave e attende che passino sette anni prima di riprenderlo. E’ il 1986, giugno. Lui morirà il 31 agosto di quello stesso anno e non avrà più il tempo di correggerlo”.
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Goffredo Parise visto da Renzo Sciutto: caricaturista, illustratore e sceneggiatore, Sciutto ha scritto soggetti e sceneggiature per “Topolino”, “Almanacco Topolino”, “Paperino mese”; ha collaborato come disegnatore con “Sorrisi e canzoni tv”, pagine di cultura ed economia del “Corriere della Sera”, “Uomo Vogue” e “La settimana enigmistica”.
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