“Un uomo distinto, fine seduttore, avanza con passo austero tenendo il sigaro in bocca. Dritto, integro, veste sempre di marrone, con abiti che sembrano tutti uguali, proprio come i dandy. Sembra un attore, e forse lo è stato davvero, anche quando scriveva. I personaggi paiono “recitati” da lui stesso ancor prima di vederli impressi su carta. Non stupisce, tutto questo, se pensiamo che Mario Soldati fu uno dei registi italiani più noti del Novecento.
Sono passati vent’anni dalla sua morte – era il 19 giugno 1999 – e novanta dalla pubblicazione della raccolta di racconti “Salmace”, un esordio per il quale Giuseppe Antonio Borgese spese parole importanti sul Corriere della Sera, paragonando un poco più che ventenne Soldati a Gide”.
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