Intervista a Natasha Solomons: dai “Goldbaum” a “Un perfetto gentiluomo”

“Jack chiedeva di continuo nuovi passaporti. Voleva sentirsi a casa e non in esilio, ma nutriva sempre una punta di dubbio, (…) gli piaceva avere un piano di fuga. Per ogni eventualità. Malgrado tutto, Sadie sapeva che era un escluso come lei”.

In Italia si è imposta all’attenzione del pubblico con I Goldbaum, uno dei suoi romanzi più famosi, ma grazie alla casa editrice Neri Pozza che ha portato in libreria anche Casa Tyneford e Un perfetto gentiluomo (2021) Natasha Solomons oggi è una delle autrici inglesi più amate dai lettori nostrani.

Famiglie ebree smembrate, pezzi di vita strappati e ricuciti in Paesi diversi, memorie che si sovrappongono e radici che cercano una nuova collocazione: Solomons apre la via a tante storie che vanno magistralmente ad intrecciarsi con il corso della grande Storia, quella che non perdona e che piega tutti al suo volere. Ma i personaggi da lei descritti hanno una forza inedita, tutta volta al raggiungimento di un obiettivo ben preciso – molto spesso la libertà: dal pregiudizio, dalle convenzioni, dalle imposizioni famigliari.

Per capire meglio il “mondo Solomons”, ecco un’intervista all’autrice, con la quale abbiamo parlato di antisemitismo, legami familiari, Guerre Mondiali e soprattutto grandi sentimenti.

  • Da dove arriva l’ispirazione per i suoi romanzi, visto che uno dei fili conduttori è sicuramente il passato, un’epoca relativamente lontana dalla nostra?

È così difficile da dire perché ogni romanzo è molto diverso. Ognuno può iniziare con una piccola idea: un romanziere è come un’ostrica, e l’idea al centro a volte è come il pezzo di sabbia nel mezzo di una perla. Quel pezzo di sabbia mi tormenta e so che non mi lascerà in pace. Uno dei piaceri della scrittura, per me, è proprio quell’atto di immaginazione senza limiti, quindi preferisco “viaggiare”, oltre che scrivere semplicemente del mio tempo o della mia esperienza diretta. Mi piace provare a entrare in empatia, immaginare come ci si sente ad essere qualcun altro. Chiedo ai lettori di connettersi con me e immaginare, e voglio fare lo stesso durante il processo creativo.

  • Cominciamo con uno dei romanzi che in Italia l’ha resa più famosa al grande pubblico: I Golbaum. Quale ricerca ha dovuto intraprendere per restituire al lettore l’atmosfera degli anni dal 1911 al 1918?

È stato un processo enorme: leggere e ricercare libri e giornali, e poi visitare i giardini. A quel tempo mia figlia aveva solo pochi mesi, quindi ho dovuto chiedere anche l’aiuto di mia madre – spesso ci siamo ritrovate tutte e tre (tutte e tre le generazioni, intendo!) in una stanza. Grazie al cielo esistono i tappi per le orecchie! Ho anche letto molti romanzi in costume mentre scrivevo, e poi cercavo di focalizzarmi sui dialoghi guardando i film dell’epoca giusta – ovviamente non ci sono quelli degli anni ’10, ma quelli degli anni ’30 e ’40 aiutano. Mi hanno assistito diversi progettisti di giardini – devo dire molto simpatici -, anche perché vorrei tanto che mi aiutassero a diserbare il mio giardino … è bello ma un po’ selvaggio e trasandato. Anche se forse Greta approverebbe!

  • In che modo e in che misura, considerando il tempo in cui ha vissuto, Greta, l’amatissima protagonista dei Goldbaum, si è ribellata alla famiglia stessa?

Greta è la prima nella sua famiglia che mette in discussione il concetto di “dovere”. Tutti prima di lei accettano che il “dovere” verso la famiglia sia un aspetto fondamentale, ma Greta si chiede che senso abbia vivere a quel modo quando le generazioni che si susseguono sono infelici? È la prima a considerare anche la felicità. Questo è davvero un atto di ribellione e un concetto moderno. La vediamo ribellarsi nel suo giardino selvaggio con i suoi angoli nascosti. E il suo prendere il sole nuda!

  • C’erano già tracce di antisemitismo in Europa al tempo della prima guerra mondiale?

Sì, assolutamente. Gli ebrei erano considerati altri e diversi. La società non era multiculturale nel modo in cui lo è adesso. Il mito della “diffamazione del sangue” (l’idea bizzarra che gli ebrei uccidono i bambini / usano il sangue per fare il pane pasquale) continuava a spuntare. Ci fu un’ondata di processi per diffamazione di sangue durante questo periodo, durante il quale gli ebrei furono arrestati e accusati ingiustamente di omicidi rituali appena prima della guerra – un ultimo parossismo di superstizione e medievismo nell’era della mitragliatrice.

  • Un elemento costante accompagna i suoi romanzi, da Casa Tyneford a Un perfetto gentiluomo fino a I Goldbaum: il passaggio da una zona all’altra, solitamente dall’Austria o dalla Germania all’Inghilterra. Chi lo ha sofferto di più, forse, è stata Sadie, la moglie di Jack Rosenblum in Un perfetto gentiluomo. Quanta sofferenza c’è in ognuna di queste storie?

Penso sia vero che in molti dei miei romanzi i personaggi hanno viaggiato da un luogo all’altro per cercare di trovare una nuova identità. Sadie in particolare fatica a venire a patti con il suo passato ed è proprio quella difficoltà a trovare la riconciliazione con gli eventi passati che guida la sua storia.

  • Nelle sue storie l’amore gioca sicuramente un ruolo importante, accompagnato da questioni sociali e storiche. Qual è la differenza che voleva sottolineare tra l’amore vissuto tra Greta e Albert e quello tra Sadie e Jack? E invece gli amori di Elise?

La storia di Greta e Albert è una storia d’amore raccontata a ritroso, in cui si inizia con il matrimonio e solo in seguito si capirà se l’amore potrà sbocciare. La storia di Sadie e Jack è incentrata invece su un matrimonio che li ha visti crescere assieme, e ora hanno bisogno di ritrovare la loro strada reciproca. La storia di Elise si focalizza invece sull’euforia del primo amore e poi, di contro, sulla gioia più tranquilla del secondo.

  • Un tema fondamentale è anche quello dell’antisemitismo: quali sono gli aspetti di questa terribile discriminazione che l’hanno più colpita?

Spero sempre che questo aspetto dei miei romanzi abbia unicamente rilevanza storica, e mi rattrista molto quando invece risulta particolarmente attuale, talmente rilevante da immaginare che forse non è poi così tanto relegato alla storia.

  • I suoi romanzi sono pieni di descrizioni, a volte anche meticolose. Si sente naturalmente predisposta, come scrittrice, a descrivere gli ambienti circostanti per facilitare e stimolare l’immaginazione del lettore?

Amo la poesia e aspiro a descrivere la natura con l’occhio di un poeta. C’è una tale soddisfazione quando si trova la parola o la metafora giusta. Ma le descrizioni devono aggiungere qualcosa in più, oltre la decorazione. Devono parlarci, dirci qualcosa su chi sta guardando il paesaggio, mostrarci esattamente quel personaggio.

  • Qual è la sua giornata tipo di scrittore, oggi? Come si sente a scrivere con l’avvento della pandemia?

Scrivere mentre vivevamo il periodo della scuola a distanza (dunque in casa) era semplicemente orribile. Avevo mia figlia di cinque anni alla sua minuscola scrivania accanto a me che faceva continue domande: ‘Mamma, è un sostantivo? Posso fare uno spuntino? Mi prude il braccio … ‘. Ma, quando sono sola, posso viaggiare per il mondo dalla mia scrivania. Beatitudine. Però sto per prendere un cane, perché in fondo mi piace avere compagnia. Non credo che mi chiederà cos’è un sostantivo.

  • Sta lavorando a un nuovo progetto? Può dirci qualcosa?

Ho appena terminato le modifiche su un nuovo libro che verrà pubblicato l’anno prossimo, in inglese si intitola “I, Monna Lisa“. Un romanzo sulla vita e le avventure della Monna Lisa, narrate dipingendo sé stessa dal momento esatto in cui prende coscienza a partire dalla punta del pennello di Leonardo Da Vinci. È una storia di omicidi, rapimenti, rivoluzioni e guerre mondiali, di re innamorati e della Resistenza francese che si intreccia tra i fasti dell’Italia rinascimentale e i palazzi di Fontainebleau, Versailles e la Loira. Ma soprattutto, è una storia di un amore epico che attraversa i secoli, tra un genio e il ritratto di una donna che ha reso immortale.

Caricatura di Renzo Sciutto

Renzo Sciutto: caricaturista, illustratore e sceneggiatore, Sciutto ha scritto soggetti e sceneggiature per “Topolino”, “Almanacco Topolino”, “Paperino mese”; ha collaborato come disegnatore con “Sorrisi e canzoni tv”, pagine di cultura ed economia del “Corriere della Sera”, “Uomo Vogue” e “La settimana enigmistica”.

Potete seguirlo su Instagram: @caricature_perteforyou

O contattarlo tramite mail: sciuttorenzo@tiscali.it

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