Ci sono momenti storici che abbiamo la presunzione di credere non torneranno mai, situazioni di cui conosciamo perfettamente l’esistenza ma che ci sembrano ormai talmente lontane da non averne percezione. È giusto, è normale che sia così – almeno in parte. Poi però succede qualcosa, un qualcosa pronto a ricordarci che tutto può accadere, anzi, ri-accadere di nuovo, ed ecco che un’opera come quella di Chiara Francini, la sua ultima dal titolo Il cielo stellato fa le fusa (Rizzoli, 2020), assume un significato diverso, più vivo, sicuramente più immediato.
Questo non è un romanzo, o meglio, sì lo è anche se la definizione gli va stretta, perché nella sua totalità conserva un’aspirazione superiore, e non già quella di omaggiare la nostra tradizione letteraria prendendo le mosse dal Decameron di Boccaccio, quanto piuttosto di mettersi al servizio del lettore per farlo sentire parte di un tutto, di una comunità intera alle prese con un destino comune.



Ci troviamo in una Firenze iper contemporanea – precisamente in un luogo che potrebbe essere uscito da qualche rima del Petrarca: Villa Peyron al Bosco di Fontelucente –, città segnata da quell’angoscia collettiva che ormai ciclicamente ci fa dire: “no, ancora una settimana chiusi in casa no!”; eppure – nonostante si capisca benissimo la condizione cui l’autrice fa riferimento – non v’è traccia palese di pandemia, non un accenno alle contingenze del momento storico. Tutti sappiamo, nessuno ha bisogno di concentrarsi nuovamente sull’accaduto, sul già successo, ma piuttosto abbiamo urgenza di lasciarci trascinare dai racconti incrociati dei personaggi che abitano il romanzo.
Un gruppo di sette giovani di diversa provenienza – da Mara la sarda a Gustav lo svedese – si sono riuniti a Villa Peyron per il Convegno Cibo e Cultura, un week end dedicato a tavole rotonde e degustazioni in cui l’elemento cerebrale e quello più prettamente carnale, per non dire godereccio, si mescolano con sapienza e saggezza. Poi, ovviamente, non può mancare la relatrice, Clara – col suo “cerchietto perbene” – e come da copione una buona padrona di casa, la Lauretta, governante e regina della magione che distribuisce pasti in abbondanza – soprattutto il famoso “Cielo stellato” cui il titolo fa riferimento.
In realtà, però, i giorni che i ragazzi avranno a disposizione non saranno soltanto due bensì sei, ed è allora, dal piglio geniale di Chiara Francini, che nasce il “Sexemeron”, un nuovo Decamerone dei giorni nostri cui prendono parte non soltanto gli otto residenti di Villa Peyron ma anche un gatto, anzi, IL gatto: Rollone il Vichingo.
Dall’insegnamento boccaccesco, la Francini mutua due elementi chiave: la varietà di argomenti trattati, dalle più svariate forme d’amore alle storie dei dimenticati, dalle leggende piene di sortilegi e malefici ai ricordi di una Storia lontana ma ancora vicina nel cuore degli esseri umani; e poi l’allegria, che non è mai superficialità ma un modo di saper raccontare le cose con garbo e ironia, che è anche la cifra stilistica dell’autrice.
Tra le pagine più belle, quelle che Chiara Francini dedica alle donne, non come esseri speciali da preservare, no, lei non cade nel tranello della “specie in via di estinzione” – che è l’eccesso opposto di chi, invece, non sa riconoscerne il valore – ma piuttosto racconta il vero, semplicemente, senza dimenticare l’esclusività dell’essere donne:
«Per una donna non ci sono escrescenze nell’assoluto, sulle quali puntellare la propria fede. C’è solo lei, conoscitrice, conosciuta, soggetto, governante e trono».
Ne esalta l’intelligenza raffinata, la sensibilità e l’astuzia, la capacità ineguagliabile di esserci anche sottoforma di spirito o di micro essenza, preservando il valore di ogni cosa, di ogni elemento naturale e non.
Donne di mistero e di segreti ma soprattutto donne che conquistano e che, a volte, anzi forse troppo spesso, vengono dimenticate, come la poetessa Patrizia Vicinelli, «tenera, affettuosa, dolce, ma anche iraconda e aggressiva. Epica, come la sua poesia»; un destino, quello dell’oblio, condiviso con Vittorio Reta – il poeta che le dedicò un’intera raccolta, Visas –, colui per il quale il Novecento non era che “il secolo del montaggio, non più della sintassi”: ha cercato la via afferrando brandelli di passato e di realtà, trascinandoli poi sul rigo della pagina e assemblandoli infine per immagini, frammenti che s’intersecano con l’obiettivo di destabilizzare un ordine vigente, recinto della morte. Due vite perdute cui la Francini dona nuova linfa, restituendo loro la dignità della memoria.
Ma tra queste novelle boccaccesche non mancano certo i momenti di pura ilarità, come la storia dell’oste Cioni raccontata da Clara o quella della bidella Olga, raccontata dalla Lauretta; altresì non mancano momenti di pura commozione e profonda empatia – meravigliose, ad esempio, le novelle della Quarta giornata, “Ognuno vede quel che tu appari, pochi sentono quel che tu sei”, tra cui spicca quella su Amalia Grace raccontata da Gustav, senza tralasciare la novella “Bisou Bom Bom” della Prima giornata, “Arrivederci e grazie”, che affronta con dolcezza ed energia la tematica dell’omosessualità nella Little Italy del 1969.
Insomma, quello descritto da Chiara Francini è un universo a tutto tondo, cui non mancano sbavature, macchie, punte di diamante, grandi voragini: l’autrice conserva il tono boccaccesco e lo adatta al mondo di oggi e di ieri, al nostro passato recente e alla memoria collettiva che abita gli individui contemporanei. Idee, visioni, pensieri sparsi e poi prontamente raggruppati in un unico grande cerchio: questo è Il cielo stellato fa le fusa, la dimensione naturale in cui donne e uomini, spogliati dall’incombenza della vita e dall’ansia del quotidiano, si mettono a nudo e ci ripropongono la realtà così com’è. Bella, brutta, ma soprattutto autentica.
Chiara Francini vista da Renzo Sciutto: caricaturista, illustratore e sceneggiatore, Sciutto ha scritto soggetti e sceneggiature per “Topolino”, “Almanacco Topolino”, “Paperino mese”; ha collaborato come disegnatore con “Sorrisi e canzoni tv”, pagine di cultura ed economia del “Corriere della Sera”, “Uomo Vogue” e “La settimana enigmistica”.
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