“Sei ingegnere di formazione, musicista per vocazione, macellaio della lingua francese. Sei un attento melomane, pare con l’orecchio assoluto, e ti infili spesso nel diapason altrui”: scrive così Valère-Marie Marchand nella prefazione al suo libro “Boris Vian. La biografia” (Perrone Editore, traduzione di Carlotta Aulisio). Si rivolge direttamente a lui perché non potrebbe esserci altro modo di parlare di Vian se non per comunicazione diretta. Scrivere *di* Boris significa scrivere *con* Boris. Rassegnatevi: dall’autore de “Le déserteur” – che ha rincorso per tutta la vita l’origine del verbo e il Grande Perché di un macrocosmo destinato a implodere – non ci si può aspettare che una presa di forza con tanto d’invasione di campo. Nessun interlocutore nel mezzo e anche se lui non c’è ecco che la pagina prende la sua forma, impregnata del suo odore, della sua (pre)potenza.”
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Boris Vian visto da Renzo Sciutto: caricaturista, illustratore e sceneggiatore, Sciutto ha scritto soggetti e sceneggiature per “Topolino”, “Almanacco Topolino”, “Paperino mese”; ha collaborato come disegnatore con “Sorrisi e canzoni tv”, pagine di cultura ed economia del “Corriere della Sera”, “Uomo Vogue” e “La settimana enigmistica”.
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O contattarlo tramite mail: sciuttorenzo@tiscali.it
Vian è il più grande scrittore francese moderno. Innovatore, sognatore, scomodo, affabulatore.