Quella volta in cui ho iniziato a capire chi sono. E a crescere.

Di solito, alle persone come me, quelle con il “carattere forte”, nei momenti di difficoltà viene detto: “Ma da che ce la fai, tanto tu sei forte”.

Il che, in parte, è sicuramente vero.

Se hai un carattere forte, ce l’hai perché sei abituato a fronteggiare situazioni poco felici e in qualche modo te la sei sempre cavata, riuscendo a venirne fuori dignitosamente.

Nessuno, però, si chiede mai cosa ci sia dietro questo famoso carattere forte, né tantomeno come si arrivi ad averne uno. Certo, la natura ci ha dato ottimi strumenti, ma è pur vero che senza passare attraverso il fuoco, non ti abitui facilmente al calore.

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La solarità, la propensione all’ottimismo, il sorriso facile. Sono naturalmente portata a tutto questo, ma ogni giorno mi sveglio e – certe volte annaspando un po’ – cerco una cospicua dose di concentrazione, faccio mente locale e ripenso a ciò che mi è accaduto il giorno prima, il mese prima, l’anno prima. Dieci anni prima.

Così facendo, mi sforzo e mi impongo di ricordarmi quanto sia bello e importante vivere, anche quando la luce non filtra dalla finestra e ogni cosa cade nell’ombra, anche quando dentro fa più freddo che fuori, anche quando la persona che ami di più al mondo sta soffrendo e tu ti senti impotente, anche quando la famiglia si sgretola e non puoi più ricostruirla, perché certe leggi sono invalicabili.

Quando mancano i soldi, quando non sai quale sarà la tua casa, quando cerchi di capire la direzione da prendere e solo uno su un milione si fida delle tue capacità. Quando ti dicono che sei grassa, quando a scuola ti emarginano perché sei una secchiona, quando i professori non ti danno fiducia perché sei esuberante, vesti in modo eccentrico, e allora figurati se questa ha voglia di studiare; quando ti dicono che dovresti trovarti un lavoro vero, quando ti dicono che non dovresti colorarti i capelli, quando ti dicono che non dovresti metterti in mostra, quando ti suggeriscono di mortificare il tuo corpo “perché sei una letterata”.

E allora, proprio ora che sento il morso della vita farsi più intenso, ora che tutto scorre seguendo una direzione un poco più definita, ora che arranco di meno e realizzo di più, accade questo: ogni mattina mi guardo allo specchio e inizio a fregarmene di un sacco di cose.

Dei chili di troppo, dei vestiti che mi vanno sempre stretti, delle cosce e del sedere enormi.

Degli sguardi in tralice della gente, del giudizio altrui, di quello che pensa il mio compagno di scuola, di quello che pensa il mio professore, di quello che pensa il collega di lavoro che non mi conosce e che è pronto a dirmi cosa dovrei e cosa non dovrei fare.

Di tutto quello che mi sono lasciata alle spalle, dei brutti ricordi, dei momenti di sospensione in cui niente sembrava andare avanti né indietro. Di tutto quello che non mi ha dato gioia, che non ha arricchito il mio percorso, che mi ha tolto energia.

Ho imparato a fregarmene di quello che gli altri si aspettano da me. Nessuno deve aspettarsi niente, solo io posso pretendere da me stessa quello che a me stessa impongo. Rispetto per ciò che sono e per ciò che vorrei diventare, dignità, coraggio, sacrificio: tutto questo nella convinzione che niente e nessuno potrà mai fare per me ciò che io sono capace di fare per la mia stessa vita.

Ho imparato a fregarmene di ciò che mi raccontano gli uomini, delle belle parole prive di senso, di quel che vorrebbero io fossi – dolce, comprensiva, accomodante, amorevole. Perfino caritatevole.

Ho imparato a fregarmene di tutto quello in cui non credo – e non ci crederò solo perché me lo racconta qualcun altro. Ho imparato a fregarmene di ciò che piace agli altri, se a me non interessa.

E ho imparato a dire no. A riderci su. Ad allontanarmi senza per forza dare spiegazioni. Ho imparato a fare come mi pare.

Ho imparato a fregarmene di tantissime cose, e quando sorrido, mentre continuo a guardarmi riflessa nello specchio, mi dico che non esiste niente di più bello al mondo dei nostri desideri, di tutto quello che, in potenza, saremo in grado di trasformare in atto.

Dal problema più grande a quello più insignificante, i caratteri forti imparano a fregarsene e a gestire tutto, quasi sempre col sorriso.

Ma voi lo sapete che prezzo hanno quegli occhi che brillano? Lo sapete quanto costa quella risata? Avete idea di quanto costi tutta questa forza d’animo?

Amate senza pregiudizio, non fermatevi all’apparenza. Il vero crimine non è la cattiveria, è la superficialità.

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Ai miei giorni folli e leggiadri

Alle passeggiate senza sosta

Alle parole che non ho udito, a quelle che ho pronunciato

Al vento che si è portato via tutto

Al fuoco che mi porto dentro e a quello che ha bruciato i cattivi pensieri

Domani è un altro giorno ma oggi è per sempre.

GC

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3 Comments

  1. A volte ho odiato quella frase -tanto tu sei forte- altre invece me la sono ripetuta da sola. E’ stato molto semplice leggerti e comprenderti. Sai dare voce a sentimenti e sensazioni. Complimenti per l’articolo e per la tua persona!

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