“Behemoth, Lucifero, Mefistofele, Satana. Sempre di lui parliamo, il Diavolo, il Principe del male dai molti nomi e dalle fattezze incerte: a Torquato Tasso appare con una “gran fronte” adornata da “gran corna”, un “orrida maestà” dall’“irsuto petto”; per Thomas Mann, invece, “è un uomo piuttosto allampanato, non alto, con un berretto sportivo tirato su un’orecchia”; e poi c’è Dostoevskij, per il quale il Diavolo “era una sorta di gentleman russo, non più giovane, qui frisait la cinquantine”. Ma ciò che ora ci interessa sapere è come lo vedeva Papini, questo demonio dalle molteplici identità: un uomo “molto alto e molto pallido, ancora abbastanza giovane, ma di quella giovinezza che ha vissuto troppo e che è più triste della vecchiaia”, a lui Giovanni Papini ha dedicato un libro intero, “Il Diavolo” (in libreria per Gog Edizioni), che ha un sottotitolo ben preciso, “appunti per una futura diabologia”. ”
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