Solo libri sotto l’albero #ChristmasBooks

Manca poco a Natale e la questione regali si fa sempre più spinosa, soprattutto per i ritardatari cronici. Zero idee, nessuna voglia di infilarsi tra le strade del centro e in negozi con articoli improbabili, quindi cosa si fa? Un identikit del destinatario del regalo e via in libreria. Compiliamo una lista con quattro consigli di lettura basandoci sul tipo di persona che abbiamo in mente: carattere, indole, peculiarità comportamentali saranno le linee guida per andare alla ricerca del regalo perfetto – che non può che essere un libro.

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Iniziamo dall’uomo introverso, taciturno e introspettivo, uno di quelli attorno a cui aleggia un grande alone di mistero – e di cui le donne si innamorano seduta stante: la lettura perfetta è il gotico siciliano Suttaterra di Orazio Labbate (Tunuè), l’ultimo romanzo del giovane autore di Butera, nonché il secondo atto di una trilogia ideale nata con Lo Scuru. Recuperiamo le atmosfere ombrose e cupe di una Sicilia maledetta sebbene l’azione si svolga inizialmente a Milton, West Virginia, dove il protagonista Giuseppe Buscemi, becchino di trent’anni, è nato. Dopo la morte prematura di sua moglie Maria Boccadifuoco Giuseppe fatica ad andare avanti, prostrato dal dolore, finché un giorno, ad un anno dalla morte della moglie, non riceve una lettera originale della defunta che lo invita a raggiungerla in Sicilia, là dove si sposarono. Giuseppe intraprende un viaggio che ha le fattezze di un sogno, a metà strada fra dolci ricordi e straziante realtà: la dimensione della spiritualità, sempre presente nella scrittura di Labbate, si sposa con una visione della vita terrena che è soprattutto ricerca dell’errore divino, e la morte non è che un fatto “di terra”, polvere eravamo e polvere torneremo.

Se invece volessimo fare un regalo ad una donna austera e discreta, che è solita indagare la psicologia propria e soprattutto altrui, il libro a cui possiamo ispirarci è Affresco di Magda Szabò: pubblicato per la prima volta in Italia dalle Edizioni Anfora per festeggiare il centenario della nascita della scrittrice ungherese, Affresco racconta la storia di una famiglia che si raduna per il funerale della moglie di un prete calvinista, curata a lungo in manicomio. Anche Annuska, la figlia, torna a casa in occasione dell’evento e da qui in poi, nell’arco delle tredici ore successive, tutti i protagonisti, vivi e morti, dovranno fare i conti con la propria vita e con quella altrui, con i delitti psicologici, le menzogne e l’ipocrisia degli abitanti della città. L’indagine psicologica resta il tratto peculiare della penna, altamente letteraria, della Szabò, gigante letterario del Novecento: la dimensione intima e sofferente che troviamo nei romanzi della scrittrice nata a Debrecen nel 1917 (e morta nel 2007 a Kerepes, Ungheria) sembra quasi rievocare il suono ovattato della neve che cade, soffice ma implacabile, sui tetti delle case ungheresi; candido, proprio come la neve, è anche il dolore che i protagonisti della Szabò trascinano nella pagina fino a scuotere la sensibilità più profonda del lettore.

E se invece abbiamo a che fare, ahinoi, con un uomo caustico, polemico, cui il sarcasmo non fa difetto alcuno? Pronti a regalare Piccolo dizionario delle malattie letterarie di Marco Rossari (ItaloSvevo Edizioni). Non solo il nostro lui rimarrà stregato dalla prefazione – un piccolo concentrato di odio e sofisticato rancore, poiché il buon Edoardo Camurri non fa che lamentarsi del fatto che l’autore non gli abbia mai chiesto personalmente di curare la prefazione al libro – ma si divertirà anche, e soprattutto, a smontare la figura dello scrittore, di quell’intellettualoide in preda agli spasmi dell’orgasmo letterario che va tanto di moda al giorno d’oggi. Un libretto cattivo, geniale, utile nella sua apparente “inutilità”, che solo le menti polemiche sì, ma soprattutto raffinate, possono apprezzare.

“Beckettiano: diagnosi erronea che scambia la mancanza di ispirazione per afasia. – È beckettiano? – Più che altro non ha un cazzo da dire”.

Infine, se abbiamo accanto a noi una donna elegante e coraggiosa, ironica e mai arrendevole, il libro ideale è L’ultima estate e altri scritti di Cesarina Vighy (Fazi), in cui sono raccolti diversi testi, tra cui alcune poesie, le mail che l’autrice inviava alla figlia, Alice Di Stefano, e agli amici, e il romanzo con cui, nel 2009 a settantadue anni, vinse il Premio Campiello Opera Prima qualificandosi anche finalista allo Strega. Il tema della malattia nel romanzo L’ultima estate viene affrontato con grande disinvoltura e soprattutto con una grande dose di umorismo, caratteristica essenziale non solo della scrittura ma anche della personalità – forte, temeraria – di Cesarina Vighy, che affida a queste pagine la sua autobiografia. Una raccolta completa degli scritti della Vighy pubblicata non tanto, forse, con l’intento di “chiudere il cerchio” bensì di aprirlo, di rendere esplicito al grande pubblico il genio letterario di un’autrice che ha conosciuto la fama in tarda età, alle soglie della morte.

 

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