Le vacanze intelligenti dei lettori

Alberto Sordi e Anna Longhi se ne erano andati a Venezia per le loro “vacanze intelligenti”, ma si erano dimenticati – tra un’installazione d’arte contemporanea alla Biennale di Venezia e un museo – di portare dei libri. Rimediamo noi, allora.

Impensabile mettersi in marcia verso mare, montagna, lago, campagna o big city senza avere del buon materiale da leggere, per questo ho pensato ad una lista di nove libri adatti a nove tipi diversi di “modelli italiano medio in vacanza”, meta annessa.

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  • Maria accantodi Matteo B. Bianchi (Fandango)

Adatto ail compagnone, quello  che in spiaggia gioca a racchettoni, fa amicizia con tutti e di sera si trasforma nel re della movida.

Destinazione: Formentera.

Vi è mai capitato di vedere la Madonna? Intendiamoci, non parlo di quando battete il mignolo contro lo spigolo del tavolo, e neanche di quando avete bevuto qualche Mojito di troppo. Ebbene, potrete scoprire cosa succede a stringere amicizia con la Santissima Maria – sì, avete capito bene, è lei, la mamma di Gesù –  perché succede proprio a Betty, la protagonista di questo spensierato romanzo di Matteo B. Bianchi, che già dalla copertina rivela il suo essere sfacciatamente cool.

Betty è una ventenne di Milano, senza ambizioni né pretese, ha un lavoro stabile, vive con sua madre ed è fidanzata da due anni. Perché la Madonna dovrebbe scegliere proprio lei, ragazza senza doti particolari, per apparire e lasciarsi accompagnare in giro per Milano ad osservare la quotidianità dei comuni mortali? Dopo le prime apparizioni, che sconvolgono la ragazza e ne mettono a dura prova i nervi, Maria e Betty costruiranno un vero rapporto di amicizia, in cui il divino e l’umano non solo possono interagire, ma si confrontano in un divertente scambio di idee che porta il lettore sulla via della riflessione (non di Damasco, badate bene).

Non ci sono dubbi, Matteo Bianchi ha scritto un romanzo schietto e sincero, che parla ai giovani perché ruota, in primis, attorno al loro universo contemporaneo.

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  • Efemeridi – storie, amori e ossessioni di 27 grandi scrittori, di Cesare Catà (Aguaplano)

Adatto a: il sognatore, il vacanziero con le testa sulle nuvole e i piedi nella sabbia, o, volendo, tra le rocce dei Monti Sibillini.

Destinazione: le Marche, chiaro.

Di Cesare Catà vi ho già parlato in un paio di articoli, sapete che l’ho definito “l’uomo che è letteratura”, i suoi Magical afternoon insieme – tra gli altri, ovviamente – a Shakespeare sulla spiaggia di Porto San Giorgio spopolano ogni anno, tanto che la formula – vincente – si ripete con costanza. Potevamo, dunque, lasciarci sfuggire una nutrita raccolta di tutti gli articoli del magico professore marchigiano sulle vite di 27 grandi scrittori del passato, nati da una rubrica dell’Huffington Post? Chiaramente no, ed ecco Efemeridi; Lewis, Keats, Kafka, Tolkien, Hesse, di ognuno di loro Catà indaga vita e ossessioni, ne studia il profilo, l’indole, la mole intellettuale, ed estrapola momenti puntuali cristallizzandoli nel tempo, come di quella volta in cui Jane Austen si è resa conto che sarebbe rimasta single per tutta la vita, a Steventon , nel marzo del 1796. O di quella volta in cui Pessoa – correva l’anno 1930, siamo ad Alfama, Lisbona – “finse di rinunciare per sempre alla felicità della sua vita”, lontano dall’amata Ophelia Queiroz.

Scintille di esistenza, barlumi di opportunità, speranze disattese, treni persi, occasioni mancate, create, occultate: Cesare Catà si destreggia – con la sua consueta maestrìa – negli anfratti di una materia letteraria che questa volta diventa più intima e individuale, tesa a narrare le debolezze e le gioie dei grandi miti della letteratura – che, si sa, come diceva Indro Montanelli, se osservati da vicino rivelano tutte le loro rughe.

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  • Una strage semplice, di Nando dalla Chiesa (Melampo)

Adatto a: lo scrupoloso, quello che in vacanza è perennemente connesso, aggiornato sulla cronaca e la politica; alle giornate in spiaggia – se costretto, sotto l’ombrellone con un libro o un quotidiano – preferisce quelle in giro per città d’arte. Si fida solo di quello che vede e dubita di tutti.

Destinazione: Palermo, ovviamente.

“Capaci di resistere”, gli striscioni hanno sempre parlato chiaro, la Sicilia non dimentica e continua a lottare per scoprire la verità, quella verità oscura(ta) che in troppi vorrebbero seppellire. Tra i saggi sulle stragi mafiose e sulla storia di Cosa Nostra, spicca indubbiamente il libro di Nando dalla Chiesa, un testo “diretto”, che parla al lettore, ne scuote la coscienza anche attraverso una prosa lineare e limpida, colloquiale, che mette nero su bianco fatti, opinioni, cronaca e flashback. L’importanza di questo saggio sta nella volontà di “tirar fuori la doppia strage di Palermo-Italia 1992 sia dalla retorica sia dal mistero”, come scrive dalla Chiesa nella premessa.

La strage di Capaci del 23 maggio 1992, così come quella di Via D’Amelio del 19 luglio 1992, hanno una loro logica, chiara, indiscutibile e che va inserita nell’ampio e complesso contesto storico italiano: “il chi “grande”” come lo chiama dalla Chiesa, il “chi” mandante della morte di Falcone e Borsellino, è sotto i nostri occhi, a disposizione, e con Una strage semplice si cerca di fare chiarezza anche e soprattutto per chi quegli anni non li ha vissuti direttamente.

Si parte da Palermo, luogo di inizio e fine, all’epoca la vera capitale politica del Paese, la città che ha dato i natali a Falcone e Borsellino e che ne avrebbe decretato la fine; dalla Chiesa ripercorre anni di fuoco, partendo da lontano, dal momento in cui Rocco Chinnici affidò i primi incarichi di rilievo a Falcone, passando per la formazione di uno specifico pool antimafia (“Il Vietnam dei giudici con sogni di gloria”), arrivando quindi al Maxiprocesso – che iniziò nel febbraio del 1986, un’istruttoria gigantesca; un contributo fondamentale venne dalle indagini scaturite dai racconti di Tommaso Buscetta. Sud e Nord, economia e politica convergevano, si mette nero su bianco che la mafia esiste e si chiama Cosa Nostra, un’organizzazione, un’associazione a delinquere, altro che mentalità. Si arriva così al tragico epilogo, percorrendo un cammino – tra mafia e appalti, tra criminalità finanziaria e complicità politiche – che ricostruisce il contesto evidente in cui tutto accadde.

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  • Il giorno degli orchi, di Divier Nelli (Guanda)

Adatto a: il voyerista, il malizioso, quello che sbircia da sotto gli occhiali da sole e origlia tutte le conversazioni dei vicini di ombrellone.

Destinazione: Porec, Croazia (con spiaggia per naturisti).

È una storia torbida e inquietante quella di Aurora, bellissima adolescente dalle lunghe gambe abbronzate e dai capelli biondi. Aurora sa di piacere, gioca con la seduzione, con la sua sensualità acerba – è poco più che una bambina – e soprattutto sa che può ottenere ciò che vuole con un fisico mozzafiato e una grande astuzia. Mangia in un sol boccone i suoi compagni di classe, devoti a questa Venere toscana in short e maglietta.

Aurora soffre le imposizioni di un padre tirchio che continua a risparmiare su tutto, perfino sul cibo, quando potrebbe permettersi qualcosa in più; troppi paletti, troppi divieti, la sua bellezza esige una realtà differente. Aurora, vittima del denaro, cade nella trappola dei soldi facili: sa come adescare un uomo, sa cosa promettere, fin dove spingersi, così decide di aprire dei falsi account per adescare pedofili in rete e ricattarli. Un gioco perverso che funziona alla grande, fin quando non arriva l’Orco, quello vero, in carne ed ossa, e le dice: So chi sei.

Divier Nelli, con un ritmo incalzante e serrato, lascia che il lettore piombi nell’inferno della nostra protagonista, fatto di crudeltà, vendette, ricatti e soldi, tanti tantissimi soldi. Il mondo delle baby prostitute, delle cam girl, è vasto e in progressivo arricchimento, e coinvolge molte più minorenni di quante non siamo disposte ad immaginare. Un tuffo nella cronaca più buia, mentre si scoperchia un tabù della nostra epoca.

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  • A Londra con mia figlia, di Piersandro Pallavicini (EDT)

Adatto a: un italiano a Londra (semicit.).

Destinazione: Londra, of course.

Mettete insieme un papà amante del progressive rock anni ’70 – ma pur sempre devoto alla scienza e, in particolare, alla chimica, non sia mai – una figlia adolescente – adorabile al punto giusto, niente fronzoli, molto carina – una passione in comune (va beh, una su tutte, Londra!) e tante cose da scoprire, rivedere e riassaporare insieme: et voilà, eccovi servito – è proprio il caso di dirlo – l’ultimo libro di Piersandro Pallavicini. Non è un romanzo, non è un saggio, è una sorta di baedeker per turisti curiosi e stravaganti – italianissimi, eh – in giro per Londra.

Papà Piersandro e la sua deliziosa figlia Francesca sono partiti alla volta di Londra, l’uno in cerca di vecchi vinili – è fissato, diciamolo subito – e anche qualche ricordo di gioventù, l’altra con la speranza di incontrare il suo idolo, Harry Styles degli One Direction. Ma come si dice? Il bello del viaggio non è la meta, ma il viaggio in sé, per l’appunto, e dunque non vi resta che lasciarvi trascinare per le vie della city inseguendo un full english breakfast a Soho, un pub – magari il The Old Queens Head, il pub-che.non-ti-aspetti – in cui spizzicare un chicker burger con dentro di tutto un po’, o – neanche a dirlo – accomodandosi al Café Royal a Picadilly Circus per la tradizione delle tradizioni: il tè delle cinque.

Questo breve e gustoso libretto ha, però, una particolarità: parla. Ebbene sì, al termine di ogni capitolo – durante cui avrete mangiato, girovagato per la città e comprato dischi, ovviamente – troverete la descrizione di alcuni brani musicali storici (da “Wonderwall” degli Oasis, a “Golf Girl” dei Caravan, a “Supper’s Ready” dei Genesis) da ascoltare proprio nei luoghi consigliati: l’atmosfera si arricchisce delle note del progressive rock, oh yeah.

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  • Ingiurie&Insulti – Un manuale di pronto impiego, di Federico Roncoroni (Mondadori Scuola)

Adatto a: il “milanese imbruttito”. Niente da aggiungere, no?

Destinazione: Milano Marittima.

Abbiamo un manuale quasi per ogni cosa, ci scervelliamo per semplificare la vita, per rendere tutto più chiaro e limpido, eppure nessuno aveva mai pensato all’unico manuale di cui abbiamo davvero bisogno: quello delle ingiurie e degli insulti. Fortunatamente lo ha fatto il professor Roncoroni che, perspicace conoscitore della nostra epoca, ci regala un prontuario dei più raffinati  insulti da utilizzare al bisogno.

Tra una “gattamorta: persona, di solito donna – bambina, adolescente, ragazza e via – che maschera la sua reale indole malevola e aggressiva dietro un atteggiamento ingenuo e tranquillo e un contengo dolce e mansueto allo scopo di ingannare il prossimo” e un “seccacoglióni: individuo insistente, fastidioso e seccatore. È un epiteto tanto insultante quanto espressivo, purtroppo usato meno di quello che merita a tutto vantaggio di parole ben più volgari”, Federico Roncoroni, esperto di parole, ci illustra l’arte dell’oltraggio senza tralasciare l’eleganza del metodo, difatti opta per un diplomatico e neutrale manualetto-dizionario – che sia giunta l’ora che l’uomo inizi a sfogliare, in taluni casi per la prima volta, un vocabolario? Il divertimento è assicurato, ma badate bene, l’intento è più che nobile: all’originalità di forma e contenuto, si abbina la consapevolezza che questa, signori, è una vera e propria lezione di lingua italiana.

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  • I dannati – reportage dal carcere venezuelano più pericoloso del mondo, di Christiana Ruggeri (Infinito edizioni)

Adatto a: il passionario, quello che ha bisogno di scoprire realtà diverse e di immergersi completamente in mondi nuovi, con trasporto e passione, per l’appunto. Si infiamma facilmente, parla tanto, mangia poco.

Destinazione: Venezuela, eh sì.

“Carcere per molti aspetti unico al mondo, la Penitenciarìa General de Venezuela è al tempo stesso una visione strema e radicale di quello che il carcere è ovunque e da sempre”, scrive Alessio Scandurra nell’introduzione a I dannati, un reportage duro e implacabile sul carcere venezuelano più pericoloso del mondo. Attraverso le parole del protagonista rinchiuso in una delle minuscole celle senza bagni né letti della Penitenciarìa, la Ruggeri accompagna il lettore fin nelle viscere di questo inferno, fatto di luoghi appestati, di violenza sessuale e fisica, e soprattutto di ingiustizia. Dal PGV scappare è impossibile, è un carcere di massima sicurezza, da cui i detenuti escono per lo più morti, e coloro che riescono ad uscire sulle proprie gambe spesso vengono ammazzati nel giro di poco, come nel caso di Luìs Posada Carriles. Inutili gli appelli allo Stato, le istituzioni sono complici dei pranes.

Il Venezuela soffro di una spaventosa recessione e dalla morte di Hugo Chàvez, nonché dalla successione di Nicolàs Maduro, non è in grado di arginare il tracollo del bolivar, la moneta venezuelana. Il PGV, che può ospitare fino a 700 detenuti, in realtà ne ospita 60 volte tanto. Un pauroso sovraffollamento.

Di questo e di molto altro ci parla la giornalista Christiana Ruggeri, che da sempre si occupa – con una prosa limpida e tagliente – di problematiche sociali e di diritti umani.

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  • La gelosia delle lingue, di Adrián Bravi (eum edizioni università di Macerata)

Adatto a: il curioso, quello che vuole sapere sempre tutto e subito, che fa amicizia con chiunque, chiede e resta in contatto col mondo intero, anche dopo la fine delle vacanze. Ovviamente parla molte lingue.

Destinazione: New York, la città cosmopolita per eccellenza.

Il saggio di Bravi, nato a Buenos Aires e residente nelle Marche, a Macerata, dove lavora come bibliotecario, è l’emblema non solo dello spirito d’integrazione, ma anche della capacità di uno straniero di relazionarsi con se stesso al di fuori della propria consueta realtà di origine. Cos’è la lingua? Chi la parla? Chi è lo straniero e come si rapporta con le altre lingue? È possibile sentirsi straniero in patria, ma soprattutto è possibile “sentire” una lingua più di un’altra? Questi sono solo alcuni degli interrogativi a cui il breve ma ricco saggio di Bravi tenta di dare una risposta.

Si parte dal concetto di lingua madre intesa come lingua naturale, di provenienza, ma anche come lingua che stabilisce il rapporto stesso con il materno: guscio, protezione, porto sicuro a cui poter fare ritorno nel momento di maggior necessità. È preponderante la riflessione sul passato, sul ricordo dell’infanzia e della lingua che ci “resta addosso”, di cui ci facciamo difensori ma che pure non esitiamo ad allontanare – seppur momentaneamente, di solito – per far spazio ad una nuova lingua, quella del Paese che ci accoglierà. Il primo contatto che abbiamo quando atterriamo su una città straniera è proprio con la lingua, che dunque è accoglienza ma è al contempo anche ostacolo, ostacolo che può diventare invalicabile se, come è successo a molti scrittori esuli come Agota Kristof, si ha a che fare con una lingua “nemica”, poiché imposta in situazioni più o meno tragiche.

Una riflessione profonda e motivata sull’uomo, sui suoi limiti e sulle sue infinite possibilità, un saggio illuminante sul significato più profondo di identità.

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  • L’invenzione della natura – le avventure di Alexander von Humboldt, l’eroe perduto della scienza, di Andrea Wulf (LUISS University Press)

Adatto a: l’avventuroso, niente da aggiungere.

Destinazione: Messico e nuvole.

Questa meravigliosa, ricca, entusiasta biografia di Alexander von Humboldt è curata dalla storica e scrittrice inglese Andrea Wulf, nata in India da genitori di origine tedesca. Accurato e dettagliato, il testo non comprende solo la narrazione delle avventure di von Humboldt, ma sottolinea soprattutto l’indole romantica di questo scienziato poeta, a cui dobbiamo, oggi, la nostra visione del mondo naturale. Fratello del più celebre intellettuale Wilhelm, Alexander ha dedicato la sua esistenza interamente alla scoperta del mondo, si è spinto fino in America, ha scalato – primo fra tutti – la vetta del Chimborazo (oltre 5000 metri di altezza), ha studiato la distribuzione delle piante nelle Ande, ha documentato la magia della pioggia di meteoriti, la cattura delle anguille elettriche negli Llanos, l’eruzione del Vesuvio. Da Jena a New York, dall’Italia a Londra fino in Russia, l’avventuroso Alexander ha portato la poesia nella scienza, primo fra tutti gli scienziati e gli empiristi della sua epoca. Figlio dell’Illuminismo, amante della libertà, si è sempre battuto contro la schiavitù e contro la distruzione e il maltrattamento dell’ecosistema, anche da parte dei colonialisti europei. La natura, quell’organismo vivente fatto di forze interconnesse, è stato il fulcro di un interesse che si è diramato fino all’uomo, alla politica e al sistema economico: tutto è energia, ogni cosa è collegata, come scriveva nei suoi numerosi libri.

Da Jefferson a Goethe, da Darwin a Thoreau, non ci fu intellettuale, politico o filosofo che non abbia reso omaggio al genio perduto della scienza: la sua più grande rivoluzione fu di aver saputo alla parlare “all’immaginazione e allo spirito” dei propri lettori, sostenendo la necessità di un vigoroso sguardo d’insieme sulla natura, sul sistema di vita dell’uomo e sul mondo.

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