Sento mancare la terra sotto ai piedi

“Il mio corpo è lì tutto intero, ma mi tocca starci dentro senza più sentirne i confini, le funzioni precise. Questo pensiero mi spacca la testa, mi rende furiosa”.

Convivere con una disabilità è prima di tutto un atto di coraggio e di rispetto verso se stessi, è accettazione di ciò che non esiste più, o meglio, di ciò che non è più come prima. Un evento tragico può cambiare la nostra vita, così come è successo alla protagonista dell’ultimo, vibrante e inteso romanzo di Alessandra Sarchi La notte ha la mia voce (Einaudi).

la notte ha la mia voce

Un incidente stradale segnerà, per la nostra protagonista, uno spartiacque fra il prima e il dopo, fra il ricordo di un corpo integro e leggiadro e il presente di un corpo che non può sentire la sabbia sotto i piedi. Questa è la storia di una giovane donna costretta su una sedia a rotelle, ma non solo.

Cambia la prospettiva e dunque la vita, cambia il modo con cui si guarda al futuro, inevitabilmente. Sarà l’incontro con Giovanna, la Donnagatto, che le permetterà di rovesciare nuovamente il punto di vista: un cambiamento nel cambiamento, il passaggio dall’astratto al concreto, e di nuovo dal concreto all’astratto.

Sì, perché Giovanna – anche lei disabile, ha perso una gamba – è immediatezza dell’attimo che fugge e sguardo vivido al futuro, ma è anche mistero e paura dell’ignoto. La possibilità di una nuova esistenza, la rieducazione, e l’incertezza del salto nel buio.

La Donnagatto conduce la protagonista nel cammino – impervio – della propria esistenza, ma soprattutto la conduce nel suo personale viaggio al cospetto dell'”abnormità” – un percorso costellato di voci, di sospiri, di sospette inclinazioni della voce, perché tutto ciò che non si vede ha la forma rassicurante che scegliamo di dargli – mentre ci si rende conto che forse – memore della filosofia parmenidea – “il sasso e la pelle erano entrambi freddi, insensibili, uniti nello stesso destino di materia che aspetta di essere animata percepita e perdonata, perché solo ciò che sente, e si sente, può essere perdonato (…). Tutto il resto non sa nemmeno di esistere”.

Un romanzo intenso, doloroso, che colpisce il midollo della sensibilità del lettore, intaccandone certezze e scoprendone fragilità:

“La parola handicappato (…) è diventata difficile da utilizzare. (…) Vengono riconosciuti in quanto categoria sociale e problema, in maniera un po’ confusa e volontaristica, come da sempre in un Paese dominato dalla pietà e dall’ipocrisia cattolica. (…) Ora faccio parte di loro”.

Il corpo, a volte, decide di spegnersi pezzo per pezzo, e a poco poco, semplicemente, smette di funzionare; è così che la libertà di certi movimenti e di certe azioni, anche fra le più semplici, perde necessariamente la sua elasticità. Resta comunque la libertà interiore, direte voi, quella che ci permette di scegliere (di vivere, anche), di stabilire cosa dire, come comportarci, quali scelte fare – per noi e a volte anche per chi ci circonda, indirettamente. Ma questo, come scrive la Sarchi, è solo “un concetto bellissimo finché lo incontri nei libri”, fin quando non ci si rende conto che “la libertà viene sempre da una lotta contro gli altri”.

alessandra sarchi

E non è forse anche questo un limite? Non è un limite di tutti e non solo di chi, del limite visibile e tangibile, ne ha dovuto fare un tratto distintivo? Alessandra Sarchi, in modo pacato e impietoso, scoperchia il vaso di Pandora e tira fuori, uno ad uno, i mali dell’uomo.

“Perché – tanto valeva ammetterlo – circolava una grande ipocrisia che andava sotto il nome di libertà interiore”.

Siamo fatti in gran parte di limiti, e uno dei più grandi è forse quello di non ammettere di averne. Dal limite evidente – quello della disabilità – al limite interiore – di vario tipo, di diversa fattezza, valido per ognuno di noi. Tutti conviviamo con delle amputazioni, degli strappi interni che gli altri non vedono, e che a volte fatichiamo a percepire (leggi accettare) perfino noi.

Le carte si scoprono, i tabù si infrangono: la Sarchi parla fuori dai denti, con schiettezza e senza quell’urgenza di resurrezione che diventa il marchio a suggello di certe storie. In questo romanzo di grande durezza e di forti emozioni, gli elementi che conducono il lettore attraverso il percorso di “riconoscimento” della protagonista sono la terra, l’aria e l’acqua. La Natura del Cosmo, che armonicamente si accompagna ai bisogni dell’uomo.

Manca il fuoco, però, ma solo perché si trova già in queste pagine, che ardono al sole della scrittura, quel talento naturale che la nostra protagonista ha sempre coltivato “per far vivere la vita anche dopo che è terminata”.

mc racconta

Venerdì 5 maggio, l’autrice Alessandra Sarchi presenterà il suo romanzo “La notte ha la mia voce” (Einaudi) al festival MACERATA RACCONTA: ore 18.30, Magazzini UTO, introduce Giulia Ciarapica.

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