Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatte le bugie

Altro che sogni, se Shakespeare fosse vissuto ai giorni nostri avrebbe scritto che siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatte le bugie, perché è questo che facciamo di solito: mentire.

Passiamo la giornata a mandare messaggi su WhatsApp, postare foto su Instagram, stati su Facebook, cinguettii su Twitter, e per l’ottanta per cento delle volte facciamo complimenti posticci, diamo giudizi falsi, diciamo cose che non pensiamo. E non è colpa della tecnologia, facciamo tutto da soli, perché i social e le app sono solo lo strumento con cui ci illudiamo di poter ingannare meglio. Ma è davvero così? Certo, fintanto che la tecnologia non evolva ancora e non trasformi il nostro amatissimo WhatsApp in un, che so, WhatsTrue.

È questo ciò che accade a Riccardo Merisio, protagonista dell’ultimo romanzo di Federico Baccomo Anna sta mentendo (Giunti), giovane impiegato alla Dedala – società che si occupa di ricerche umane applicate a vari e numerosi campi – e neo fidanzato di una collega di lavoro, Anna – ancora niente di ufficiale, ché la prudenza non è mai troppa. Tutto sembra filare per il verso giusto, nuovo impiego, nuova compagna, nuove illusioni, e poi tac, qualcosa si rompe. Una sera, mentre sta chattando con Anna, sul cellulare di Riccardo si installa automaticamente una nuova app, o forse è solo una versione aggiornata di WhatsApp, visto che si chiama WhatsTrue. What is true. Un’applicazione con cui è possibile capire se l’interlocutore sta mentendo o sta dicendo la verità. E… Anna sta mentendo. Ma non solo Anna, ovviamente; la metà dei contatti di Riccardo dice bugie, anche in circostanze stupide, per motivi inutili, banali, eppure, quando si libera, l’immaginazione viaggia a centinaia di km orari.

Se apparentemente questo giallo psicologico, in cui si cerca di capire chi sia il diabolico inventore di WhatsTrue, assomiglia per tematica ed inventiva al film di Genovese “Perfetti sconosciuti, in realtà c’è un elemento che fa la differenza: la volontà. Gli amici che si riuniscono a casa di Marco Giallini decidono consapevolmente di mettere a nudo fragilità e doppiezze, abbandonando “sul piatto” i cellulari lasciandoli squillare sotto gli occhi dei convitati. Qui no. Riccardo è l’unico a sapere – perché è anche l’unico ad averlo – dell’esistenza di WhatsTrue, dunque, apparentemente, è l’unico “ingannatore” consapevole. Le sue “vittime” virtuali non sanno che lui le sta spiando, che le mette a nudo grazie ad un’applicazione che, col tempo, diventerà sempre più precisa ed efficace. Tutto è menzogna, niente sfugge alla legge dell’inganno, e forse anche dell’equivoco, nonché alla trappola delle cosiddette bugie bianche.

Il romanzo di Baccomo potrebbe, ad un occhio meno attento, suonare come un elogio della menzogna, ma a conti fatti ci mette di fronte alla cruda realtà: tutti siamo carnefici e vittime, i ruoli si confondo quando ci lasciamo manovrare dall’impero della tecnologia. Ma c’è di più. È vero che social network e compagnia bella ci allontanano dalla realtà trascinandoci in un mondo virtuale da cui non sappiamo, e non vogliamo, uscire, ma è anche vero che – e il paradosso nonché l’assurdità di WhatsTrue ce lo confermano –proprio questi strumenti ci forniscono i dati più reali: geolocalizzazione, foto, video in diretta.

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Siamo quelli dell’«età dell’informazione», del tutto e subito, ma quando la tecnologia ci sbatte in faccia la verità, ci tiriamo indietro e vorremmo tornare al nostro bozzolo di illusioni, come auspica Riccardo, combattuto fra la volontà di sapere e andare avanti, e quella di ripristinare lo status quo. La privacy si trasforma in esposizione di sé ma finché siamo in ballo, dobbiamo ballare. Rischi alla mano.

Un romanzo originale, dall’andamento ritmico, divertente e sorprendente: nessuna banalità, una buona dose di ironia ma anche tanta amarezza. Siamo tutti vittime di noi stessi, più che della virtualità. E come scriveva Valéry, «gli uomini si distinguono per ciò che mostrano e si assomigliano per ciò che nascondono».

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3 Comments

  1. Questo libro mi incuriosisce, anche se della “bugia” contemporanea ha già trattato anche il cinema – penso al film italiano “Perfetti sconosciuti”. Me lo segno!

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