Questo amore tutto intero
Ancora così vivo
E tutto soleggiato
E’ tuo
E’ mio
E’ stato quel che è stato
Da “Questo amore”, Jacques Prévert
Oggi si festeggia la Giornata mondiale del bacio, su Twitter si sta diffondendo l’# lanciato da Libreriamo #BacioDAutore e io vorrei contribuire a tutto questo traboccante amore con qualche consiglio libresco.
Quelli che vi presenterò sono sei libri che non parlano solo di baci, ma parlano anche e soprattutto d’amore in senso lato, in tutte le sue forme: dall’amore di coppia all’amore non ricambiato, dall’amore torbido e inquietante fino a quello più rassicurante, quello materno.
Toccheremo più Paesi, dall’Italia all’Austria all’Inghilterra, e ci muoveremo, come sempre, “a spasso nel tempo”, iniziando con qualche classico di fine ‘800 fino ad arrivare agli autori contemporanei.
Perché finiamo per parlare quasi sempre d’amore? Perché ogni cosa, alla fine, sembra riconducibile ad un qualche legame o rapporto amoroso – di qualunque tipo esso sia, beninteso – ? Perché, come dice Umberto Galimberti ne Le cose dell’amore, l’amore è qualcosa in continua evoluzione e che, nell’età della tecnica rispetto a tutte le epoche che ci hanno preceduto, ha cambiato radicalmente forma.
Da un lato è spazio vitale entro il quale l’individuo può esprimersi liberamente e può scoprire le carte del Sé, al di fuori dei ruoli che gli vengono imposti dalla nostra società tecnicamente organizzata. Dall’altro lato, però, proprio per il fatto che la relazione amorosa è diventata l’unico spazio possibile in cui l’uomo può spiegare se stesso, è divenuto anche “il luogo della radicalizzazione dell’individuo”, ossia il posto dove uomini e donne cercano il proprio io nell’altro.
In quest’ottica, dunque, ecco che l’amore diventa qualcosa di indispensabile per la propria realizzazione, come mai lo era stato in precedenza, e allo stesso tempo è qualcosa di impossibile, perché non è nella relazione con l’altro che si trova il sé, ma dovrebbe essere una ricerca primariamente individuale e strettamente personale.
Dunque, al netto di ciò, ecco che:
“Oggigiorno quello delle “relazioni” è l’argomento sulla bocca di tutti, ed evidentemente l’unico gioco cui valga la pena di partecipare, nonostante i noti rischi che comporta”.
Lo dice anche Zygmut Bauman – uno dei più noti e influenti pensatori odierni – in Amore liquido: l’amore e le relazioni amorose sono l’argomento clou non solo nelle quotidiane conversazioni tra individui, ma, oggi come oggi, diventano oggetto discusso anche nei romanzi di noti autori contemporanei maschili, come Stefano Piedimonte (L’innamoratore, Rizzoli, 2016) e Diego De Silva (Terapia di coppia per amanti, Einaudi, 2016), per citarne un paio.
Veniamo, quindi, ai suggerimenti letterari di oggi. In occasione della #GiornataMondialeDelBacio vi consiglio di leggere Fosca di Iginio Ugo Tarchetti, un grande classico del 1869 rimasto incompiuto dall’autore e portato a termine da Salvatore Farina.
Se amate gli amori infelici, turbolenti e soprattutto ombrosi, questa chicca dello scrittore appartenente alla Scapigliatura milanese dovrebbe fare al caso vostro.
Si narra la storia del cupo amore tra Giorgio, giovane ufficiale, e Fosca, donna sensuale e deforme al tempo stesso. Fosca, pur essendo certamente lontana dal concetto di bellezza a tutto tondo, dimostra una grande carica di sensualità, a tratti altamente erotica, dovuta anche al suo ampio bagaglio culturale.
La vicenda, tuttavia, si complica, quando Giorgio si innamora di Clara, una donna bella e soprattutto sana, che lo riporta ai piaceri più elementari del rapporto di coppia.
La prosa di Tarchetti ben si sposa con il ritmo serrato e incalzante della trama, in cui un amore non corrisposto diventa motivo di riflessione intorno ai desideri dell’uomo, legati tanto al godimento carnale quanto a quello intellettuale.
Del 1911 è invece l’unico romanzo dell’ineguagliabile Max Beerbohm, il più grande caricaturista e autore satirico dell’Inghilterra edoardiana. Con Zuleika Dobson. Una storia d’amore a Oxford (Baldini Castoldi Dalai), Beerbohm non ci offre solo uno splendido ritratto della società inglese di fine Ottocento, ma ci narra anche, con grande arguzia e una buona vena satirica, la mancata storia d’amore tra Zuleika – prestigiatrice di professione e femme fatale – e il duca di Dorset, i quali, prima ancora che di innamorarsi l’uno dell’altra, sono innamorati di se stessi.
Le conseguenze del loro fatale incontro in quel di Oxford, all’Università di Judas gestita dal nonno di Zuleika, saranno imprevedibili e nondimeno tragicamente divertenti.
Spostiamoci quindi a Vienna, in compagnia di Stefan Zweig, uomo di raffinata formazione culturale e artistica, autore di moltissime novelle, romanzi, saggi e poesie, morto suicida nel 1942.
La novella che vi consiglio è Lettera di una sconosciuta, che si apre con queste suggestive parole:
“A te, che non mi hai mai conosciuto”
Un romanziere viennese, viziato dalla fortuna e dal successo, riceve questa lettera nel giorno del suo compleanno: è una lunga confessione di una donna sola e disperata, la storia di un amore intenso e di una dedizione nutrita al buio, in gran segreto. Certamente uno dei racconti più struggenti di Zweig, che si conferma ancora una volta scrittore fortemente individualista, il cui interesse è rivolto soprattutto all’analisi dell’uomo e dei suoi sentimenti.
L’amara dolcezza con cui questa “sconosciuta” si apre all’amore di una vita, che ignora totalmente la sua esistenza, è forse il più alto livello di romanticismo mai raggiunto dall’autore di “Il mondo di ieri”.
Facciamo adesso un balzo temporale e catapultiamoci nel XXI secolo, con Massimo Recalcati e il suo saggio Le mani della madre. Desiderio, fantasmi ed eredità del materno (Feltrinelli, 2015).
Vi chiederete perché ho inserito un saggio che parla di madri, beh la risposta è piuttosto semplice: non è forse, quello materno, l’amore più puro, più forte e più sincero che la Natura ci abbia donato? Di fatti proprio partendo da un elemento fisico, le mani, Recalcati analizza il rapporto madre-figlio.
Le mani materne sono mani che trattengono la vita nella vita, sono mani che non abbandonano, ma che, anzi, ci afferrano nell’attimo in cui percepiamo la caduta nel vuoto. Le mani della madre sono di per sé già un linguaggio, certamente non alfabetico, ma, come dice Lacan, nello sviluppo della soggettività non c’è un tempo che ha preceduto il linguaggio e poi un tempo che segnala l’accesso al linguaggio. Tutto è linguaggio.
Dunque, anche lo sguardo è linguaggio, e anche il volto della madre, di conseguenza, diventa ulteriore elemento comunicativo e formativo nel rapporto genitoriale: l’incontro con lo sguardo materno fonda la nostra immagine e l’amabilità o meno della stessa; il volto materno è ciò che ci consente di vederci per quello che siamo. Ma non basta. Il volto della madre non è solo percezione e riflesso di noi stessi, è qualcosa di più importante: un bambino attraverso il viso della mamma incontra il viso del mondo, ossia il viso della madre apre o chiude il viso del mondo.
L’amore racchiuso in una mano, in uno sguardo, nella complicità di un momento. È attraverso l’analisi di questi punti essenziali che Massimo Recalcati spiega cosa significa essere madri e anche cosa vuol dire essere madri oggi.
Veniamo dunque al secondo romanzo di Annarita Briganti, L’amore è una favola (Cairo, 2015), un romanzo che si fa leggere tutto d’un fiato, per la semplicità e la schiettezza della scrittura e, in particolar modo, per la forza della trama.
Questa è la storia di #Gioia Lieve e Guido Giacometti, l’artista serial lover di Cuori ribelli. Il loro amore nasce per caso, quasi con prepotenza, perché Gioia, giornalista freelance con il conto sempre in rosso e che tuttavia, nel nome stesso, contiene qualcosa di profetico come l’audace e perenne attaccamento alla vita, è chiamata ad occuparsi della prefazione del catalogo delle opere dell’Artista/serial lover/pifferaio magico, alias Giacometti.
Gioia si innamora subito di Guido, e Guido sembra ricambiare il sentimento. Ma sarà realmente così? Quanto durerà questo nuovo sentimento fatto di qualche pausa, a volte lunghi silenzi e di ardente passione?
La loro storia è lo specchio esatto della nostra società contemporanea, che naviga dentro quell’ “amore liquido” – per dirla ancora con Bauman – che confonde gli orizzonti e lacera le speranze.
La sincerità di questo romanzo vi spiazzerà, perché si pone il preciso obiettivo di toccare le corde dell’anima scuotendo il lettore, riportandolo alla lucida realtà dei fatti senza perdere la tenerezza.
Concludiamo questa lunga carrellata di consigli con il nuovo romanzo di Simona Sparaco Equazione di un amore (Giunti, 2016), in cui troviamo due protagonisti, Lea e Giacomo, alle prese con un amore complicato e disperato, che si trascina da svariati anni senza giungere mai al punto di non ritorno.
Lea è sposata con Vittorio, vive a Singapore e conduce una vita regolare e tranquilla, decisamente diversa da quella che, a partire dagli anni del liceo, ha vissuto a Roma, dove ha conosciuto Giacomo.
Giacomo, il bel tenebroso, il ragazzo scolasticamente impeccabile e futuro docente universitario che ha fatto perdere la testa a Lea, è un uomo in realtà insicuro, forte solo del fascino che sa di esercitare sulle donne, ma fondamentalmente impaurito dalla vita e dall’amore.
Un romanzo sui rapporti umani, sulla capacità di ricostruirsi e di ritrovarsi là dove pensavamo di esserci persi. Un romanzo sugli amori che non si infrangono con la morte, che non annegano nell’oceano che divide i continenti. Simona Sparaco ha dato prova di grande coraggio gettandosi a capofitto nel labirinto dei sentimenti, e di grande audacia, affondando la penna in quel territorio minato che è la scoperta della sessualità assecondata dall’istinto.
Tocco di classe il continuo riferimento alla sfera della spiritualità, un raffinato leit-motiv che arricchisce un testo tanto complesso quanto seducente.
E voi? Siete pronti ad innamorarvi? #BacioDAutore