Sconsigli d’autore – #5

Quando pensate ai Grandi Classici inevitabilmente pensate a quella Letteratura (con la L maiuscola, non a caso) dei bei tempi passati che probabilmente non siete stati più in grado di rintracciare nei testi contemporanei.

Un po’ perché certe atmosfere in cui sono stati partoriti i suddetti classici non possono più tornare, un po’ perché gli amanti del Libro sono dei nostalgici per natura, fatto sta che vi viene spontaneo guardare al passato con una certa melanconia.

E se invece qualcuno vi venisse a dire che, per esempio, Fitzgerald non era poi tutto ‘sto gran genio? O che, non so, Faulkner dopo un centinaio di pagine annoia? Perché sì che certi miti sono intoccabili, ma è pur vero che ogni tanto bisogna anche sfatarli.

Ecco quindi perché la rubrica Sconsigli d’autore vi potrà essere utile: l’autrice che oggi sceglie di “metterci la faccia” – anzi, la penna – e decide di s-consigliare un grande (grandissimo!) classico della letteratura internazionale, è Simonetta Tassinari (La casa di tutte le guerre, Corbaccio, 2015).

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SIMONETTA TASSINARI sconsiglia: ULYSSES di J. JOYCE

So perfettamente che, a distanza di quasi cento anni dalla sua pubblicazione, l’Ulysses ha ancora una nutrita schiera di ammiratori, per non parlare di tutti gli insegnanti di Inglese che continuano con entusiasmo a proporlo ai loro alunni e lo apprezzano sinceramente . Tuttavia, tralasciando ogni freno inibitore, ne sconsiglio vivamente la lettura per una serie di ragioni che vado a elencare. È stato scritto che si tratta di un caposaldo, di un punto di arrivo, addirittura, della letteratura occidentale; che nulla è stato più come prima dopo la sua apparizione; che è il massimo del romanzo e insieme un grande non- romanzo; che in esso c’è di tutto, dalla rivoluzione freudiana all’eroicomico, dal realismo all’epopea. Eppure io penso che l’importante sia sapere che l’Ulysses esiste, non necessariamente averlo letto davvero, un po’ come succede con il De revolutionibus orbium coelestium di Copernico e Il Capitale di Marx, tra i  libri più citati del mondo e, sicuramente, tra  i meno letti. Per essere l’alfiere del Novecento è di una prolissità sconcertante, roba da far invidia al più verboso Ottocento. Per raccontare un giorno di vita, quasi settecento pagine sono decisamente troppe. Se il vostro Super- Io vi impone di conoscerlo, perché fa cultura,  all’occorrenza bastano riassunti e, per lo più, dotte introduzioni. Sfogliarlo non dà alcun piacere. Non vi fa voltare le pagine con ansia o con gusto, non vi fa immedesimare nei personaggi. Peraltro non sono indimenticabili né Leopold Bloom (Ulisse), né Stephen Dedalus (Telemaco), tantomeno Molly Bloom (Penelope). Se è un’Odissea del tempi moderni, preferisco l’originale. E che dire del famoso flusso di coscienza e del monologo interiore?

Mefitica noia.

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SCHEDA SEGNALETICA D’AUTORE:

SIMONETTA TASSINARI: Simonetta Tassinari è nata a Cattolica ed è cresciuta tra la costa romagnola e Rocca San Casciano, sull’Appennino.Vive da molti anni a Campobasso, in Molise, dove insegna storia e filosofia in un liceo scientifico. Sceneggiatura radiofonica, saggistica storico-filosofica, romanzo storico, romanzo brillante, Simonetta ha sperimentato vari generi e vinto due premi, “Il Pungitopo” e il “Premio di narrativa italiana inedita”. Il suo ultimo romanzo è La casa di tutte le guerre (Corbaccio, 2015).

Segni particolari: conosciuta anche come Giobbe, per via della pazienza con i suoi alunni.

Sogni nascosti: …continuare a parlare male di tutti i classici che non le sono piaciuti!

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11 Comments

  1. Perfettamente d’accordo! Se poi è il primo che si legge di Joyce, si rischia di scappare urlando. Meglio iniziare con “Gente di Dublino”, poi prendere le ferie, salutare i parenti e provare l’”Ulisse”, se proprio non abbiamo nient’altro per farci del male. È pesante, non lascia nulla, un testo borioso. In quanto al flusso di coscienza e al monologo interiore, fortunatamente ci sono Proust e Virginia Woolf.

  2. Ha ragione. Io ho problemi con Joyce da una vita. A Portrait of the Artist as a Young Man giace sulla mia libreria da un decennio e le poche pagine che ho letto dell’Ulisse mi hanno convinto che, forse, Joyce andrebbe un po’ ridimensionato.

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  3. Sono sollevato. Temevo che la mia incapacità di portare a termine la lettura de l’Ulysses fosse sintomo di una grave disaffezione alla lettura. Prolisso, faticoso, concordo sul fatto che sia essenziale essere a conoscenza della sua esistenza, ma senza leggerlo, per carità, non è una medicina. La lettura deve essere piacere.

  4. Che SCHIFO DI CAPRA, la puzza della tua mediocrita’ è vomitevale., mi riferisco a chi ha scritto negativamente su joice.
    , buttiamo nel gabinetto perché troppo noioso e lungo Dante, Omero e Shakespeare, e voi mediocri rimanete sui cellulari e suFacebook a scrivere cazzate. Esseri abortiti e deformati, cioè mediocri, la futura generazione del paese, il nulla totale.

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