“Quando uscii con ‘Lucrezia’ ero nettamente controcorrente. Allora la critica teneva in considerazione soltanto i giochi stilistici della ‘prosa d’arte’ e io invece raccontavo, in una prosa nutrita, storie di uomini e di donne nelle loro correlazioni interiori ed esteriori”.
“In un’intervista del 1983 Maria Villavecchia in Bellonci – che sarebbe scomparsa di lì a tre anni senza poter ricordare la vittoria del suo “Rinascimento privato” al “suo” Premio Strega – dichiarava le difficoltà di scrittrice in un’epoca in cui, a parte la stampa di regime (“Lucrezia Borgia” è del 1939), la critica militante tendeva a concentrarsi su ben altre questioni, che nulla avevano a che fare con i tentativi di certe scrittrici di uscire dal mondo del romanzo d’appendice di fine Ottocento e primo Novecento. Maria Bellonci, in questo suo riuscitissimo tentativo, grazie al quale ci ha regalato romanzi come “I segreti dei Gonzaga” o i tre racconti raccolti in “Tu vipera gentile”, ha attuato nel cuore del romanzo storico delle piccole grandi rivoluzioni”.
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