In un breve capolavoro di sole 135 pagine, Sándor Márai è riuscito a concentrare il dolore di un addio, l’inquietudine di un’attesa e l’amarezza di un ritrovarsi senza sapere più chi si è e cosa si vuole.
Potete leggere la mia recensione al libro “L’eredità di Eszter” di Sándor Márai andando sul sito Sololibri.net:
Classe (tanta) 1989, specializzata con lode in Filologia moderna all'Università degli Studi di Macerata, collaboro con Il Messaggero e Il Foglio. A febbraio 2018 pubblico per Cesati Editore il saggio "Book blogger. Scrivere di libri in Rete: dove, come, perché".
Ho ideato il progetto "Surfing on books", lezioni singole e/o laboratori di book blogging (come si scrive una recensione) e promozione della lettura nelle scuole superiori di primo e secondo grado.
Ad aprile 2019 è uscito per Rizzoli il mio romanzo d'esordio "Una volta è abbastanza".
Assessore alla Cultura del Comune di Sant'Elpidio a Mare dal 2020 al 2022.
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2 Comments
Di lui ho letto solo Le braci.
All’inizio mi sembrava che il suo stile fosse troppo lento, troppo “classico”.
Poi però ho capito che forse la sua raffinatezza stava proprio in questo, come nel caso di Stefan Sweig, con un’eleganza che trasporta in un’altra epoca.
Mi piacerebbe leggere anche questo.
Di lui ho letto solo Le braci.
All’inizio mi sembrava che il suo stile fosse troppo lento, troppo “classico”.
Poi però ho capito che forse la sua raffinatezza stava proprio in questo, come nel caso di Stefan Sweig, con un’eleganza che trasporta in un’altra epoca.
Mi piacerebbe leggere anche questo.
D’accordissimo anche su Zweig 🙂