Oblomov non è un personaggio. Oblomov non è un’invenzione. Oblomov e l’oblomovismo sono reali. Siamo noi, siete voi, sono io. Dietro al capolavoro di Gončarov si nasconde ognuno di noi: l’indolenza dei gesti, la pesantezza dei movimenti, l’inettitudine che riempie la stanza ingloriosa di un uomo privo di ambizioni, di aspettative, che anche di fronte all’amore si arrende, alza le mani e grida: “No! No! Questo è troppo! Troppo faticoso da portare avanti, un impegno sovrumano per uno come me!”. L’oblomovismo di fondo che accompagna il protagonista gončaroviano è un modus vivendi, un sistema comportamentale e caratteriale che non può prescindere dalla realtà, la realtà nuda e cruda con cui Oblomov deve fare i conti ma che non riesce a gestire.
Oblomov è l’anti eroe per eccellenza, o forse è l’Eroe dei nostri giorni, dei nostri tempi, tempi difficili, lugubri, spossanti e spossati, proprio come lui.
Oblomov è capace di fare un solo sforzo, di esercitare una sola forma di energia, quella che è necessaria per tener lontano dalla propria esistenza prestabilita ed uguale ogni turbamento, ogni novità che richieda attività non soltanto materiale ma spirituale.
Questo post è volutamente breve. Ero stanca di scrivere.
Amen.